Il Manifesto della Sociosofia
Volume 3
Il terzo volume dell'opera illustra i mezzi e le metodologie concrete per realizzare rapidamente il sogno di trasformare radicalmente il mondo.
Nessuno ha mai fornito una traccia-guida da seguire per creare uno Stato a misura d’uomo e un sistema di convivenza civile che escluda il principio del potere, eccetto il grande veggente e filosofo irochese Deganawidah.
Egli si descrisse così: “Io sono Deganawidah, Colui Che Sa Come Far Funzionare Le Cose Nel Mondo, un rappresentante sulla Terra della Mente del Creatore. … Io sono un potente mediatore per migliorare il mondo e le mie parole producono risultati. Poiché io dico la verità e difendo le creature innocenti, la giustizia trionferà e le libererà dalla loro sofferenza”.
I padri dell’idea democratica, i fondatori della nazione americana, gli inventori del sistema politico democratico e costituzionale, avevano tutti studiato i suoi insegnamenti e oggi le sue dottrine ci sono più utili che mai per mettere in atto il sistema sociosofico della completa libertà individuale nella sicurezza che solo una società finalmente guarita da tutti i suoi malanni può garantire. Siccome in tutta la storia nota del genere umano non troviamo nessuna dottrina, teoria o filosofia che ci possa dare indicazioni su come dar vita ad un tale sistema e nessun sistema politico noto può farci da esempio, dobbiamo rivolgerci altrove per trovare la soluzione.
E dove possiamo cercare l’ispirazione giusta, il modello da seguire?
La Natura in tutto il suo operato ci propone soluzioni ottimali, efficientissime e per di più belle.
Nel corso di milioni di anni la Natura ha sviluppato la soluzione perfetta per ogni tipo di problema e queste metodologie non attendono che di essere scoperte e applicate. Le potenziali soluzioni che la Natura ci offre sono incredibili e per renderle utilizzabili per il nostro fine abbiamo bisogno dell’ausilio delle scienze naturali.
Con il metodo scientifico proposto dalla Sociosofia diviene facile far trionfare il buon senso in tutti i campi. Le soluzioni ai problemi del mondo ci sono, ma non vengono messe in pratica perché sono troppo ovvie per essere scorte se non vengono viste all’interno di un contesto più ampio e generale. Inserendo ogni singola tematica nel suo contesto naturale, si ottiene un metodo concreto, pratico e infallibile per migliorare velocemente il mondo in maniera intelligente e non-violenta, utilizzando mezzi semplici e metodi facili, e divertendosi per di più un sacco.
“Creare il mondo che vogliamo è un modo molto più sottile, ma anche più efficace, di agire rispetto a quello di distruggere il mondo che non vogliamo.”
(Marianne Williamson)
Il Manifesto della Sociosofia si propone di contrapporre nitidamente “quello che è, ma non dovrebbe essere” a “ciò che ancora non è, ma dovrebbe essere”.
Per tale proposito l’opera era naturalmente destinata ad essere espressa nella forma letteraria di un manifesto, cioè un testo di facile lettura, ma contenente tutte le informazioni che bisogna possedere per avere la chiave d’accesso ad un futuro splendido, entusiasmante, facile da comprendere dalla mente razionale e che possa essere amato e desiderato con tutto il cuore, e per il quale valga la pena di mettersi in gioco, di impegnarsi e di lottare con gioia.
Tutte le persone hanno un innato anelito profondo a condurre una vita migliore e ciò che impedisce loro di accedervi è unicamente il fatto che non sanno “come fare”.
Solo tale conoscenza ha il potenziale di rinnovare il sistema realizzando le promesse che la democrazia non è riuscita a mantenere e permettere così finalmente a tutto il popolo di vivere felice in libertà, sicurezza, prosperità, salute e saggezza.
Comincia a leggere il terzo volume
ETNOCRAZIA: DEMOCRAZIA BIONICA
In una giovane coppia da poco sposata, il marito osserva che la moglie, ogni volta che cucina il cosciotto al forno, ne taglia un pezzo prima di metterlo nel forno. Incuriosito, ne chiede la ragione alla moglie, la quale risponde: “Caro, non lo so il perché; ma si fa così! Anche la mia mamma tagliava un pezzo del cosciotto, quando lo cucinava”. Sempre più incuriosito, alla prima visita della suocera, il marito le chiede perché bisogna tagliare il cosciotto prima di infilarlo nel forno. La risposta della suocera è identica a quella della moglie: “Perché si fa così, come del resto faceva anche mia mamma”. L’ uomo, allora, sopraffatto dalla curiosità, decide di andare apposta la domenica successiva all’ospizio per scoprire dalla nonna di sua moglie il mistero del cosciotto tagliato. La vecchina non ci sente più bene, ma nonostante ciò il nostro riesce a farsi intendere e a esporre all’anziana signora il problema che tanto lo tormenta. La nonnina, con voce flebile, allora gli spiega: “Giovanotto, ai tempi miei eravamo così poveri, e io avevo una casseruola talmente piccola, che se non tagliavo un pezzo al cosciotto, non mi ci entrava!”.
Questo breve racconto vuole essere solo una parabola allegorica. Collettivamente ci portiamo dietro un’infinità di concetti, idee, norme e comportamenti che sicuramente una volta erano ragionevoli e sensati, ma che ora hanno perso qualsiasi ragion d’essere perché superati dalle circostanze. Solo la forza dell’abitudine di menti acritiche mantiene in vita questi “cosciotti tagliati”.
Il più nefando di questi è sicuramente la convinzione che gli esseri umani debbano essere ancora per forza governati da un’autorità.
Tale questione, se gli uomini debbano essere governati o se invece sono in grado di governarsi da soli, determinò nella storia secoli di lotte libertarie, influenzò la forma inedita di governo che si diedero dopo la rivoluzione i neonati Stati Uniti d’America, e da lì in poi condizionò tutto lo sviluppo del mondo.
La sottomissione dei popoli ai loro padroni – re, nobili, ecclesiastici ecc. – derivava dalla credenza nella legittimità del loro governo.
La fede nella derivazione divina del comando, o comunque la convinzione popolare della fondatezza del diritto a governare del principe, conferivano a questo la potestà. La gente ubbidiva a colui che riteneva superiore per qualche motivo, mentre non sarebbe mai stata disposta ad assoggettarsi a un qualche prepotente senza i necessari requisiti. Questa condizione ha però favorito l’annebbiamento e la cancellazione del sottile confine tra autorità e potere, permettendo a molti personaggi storici di esercitare la funzione di governo con la mistificazione e l’inganno del popolo.
Tanto per fare un esempio, il venerdì santo dell’anno 1514, mentre la cristianità digiunava, il “gangster” Giovanni de’ Medici, eletto l’anno prima papa Leone X, durante un sontuoso banchetto che svolgeva in Vaticano annunciò un brindisi pronunciando parole che entrarono nella storia. Testualmente disse: «Sappiamo bene quale redditizia superstizione sia stata per noi e per i nostri predecessori questa favola di Cristo».
Possiamo dire che la storia è stata, con pochissime eccezioni, tutta un’unica sequela di totalitarismi. I governi autoritari potevano funzionare soltanto facendo paura al popolo. Dispotismo, assolutismo, tirannia, dittatura, autocrazia, totalitarismo, autoritarismo o come si voglia chiamare questo tipo di governo, esso fu sempre espressione della prepotenza violenta del potere.
Fino alla Rivoluzione francese, il dominio assoluto dell’aristocrazia era la norma.
Con l’avvento della democrazia i cittadini erano per la prima volta sottoposti a una forma di governo sulla quale moltissimi nutrivano forti dubbi. Questo diffuso sentimento di incertezza costrinse le democrazie a ricorrere alla coercizione e alla repressione nello stesso modo dei regimi che le avevano precedute. Il fatto che ogni governo “democraticamente” eletto si vedesse sempre confrontato con una potente opposizione, con qualcuno che lo contestasse o lo disprezzasse, e che comunque molta gente nutrisse dubbi sulla sua legittimità, fece sì che il governo democratico si potesse mantenere unicamente facendosi temere e contemporaneamente elargendo ampi benefici, favori e clientelismi per rafforzarsi.
In tutta la storia umana, in ogni epoca, vediamo lo Stato annichilire, devastare e distruggere con la violenza l’individualità e le aspirazioni dell’uomo, la libera espressione delle sue attitudini, soffocando tutte le potenzialità più sublimi dell’essere umano. Ogni forma di governo si fonda sulla coercizione e quindi il suo principale strumento operativo è la paura. La paura è il carburante che fa marciare la macchina del potere. La paura è l’antitesi della libertà. Scrisse il Mahatma Gandhi: «L’uso della forza è incompatibile con l’amore come legge fondamentale della vita; non appena la violenza è permessa, in qualunque caso possa essere, la legge dell’amore viene tradita».
Se studiamo la fase di transizione dalle antiche forme di governo alle moderne democrazie, notiamo che l’allargamento del suffragio comportò un enorme incremento dell’organizzazione statale e, dando vita al sistema partitico, introdusse una figura nuova sulla scena politica: il professionista del potere.
Se in origine il potere era legittimato da una supposta origine metafisica, e il governante era investito del comando “per grazia divina”, con l’avvento della democrazia il potere aveva perso questa forma di legittimazione “dall’alto”. Ora, il potere si legittimava con il pretesto che esso emanava dalla collettività, e purtroppo, essendo espressione del potere “di tutti”, poteva ora fare di tutto, non essendo più vincolato ad alcun principio superiore.
Quando venne introdotto il sistema moderno a suffragio universale, cioè la democrazia moderna, essa rappresentò un fenomeno completamente nuovo nella storia. Le brevi vicende della polis greca e dei comuni repubblicani medievali non potevano offrire indicazioni, poiché la loro storia era stata troppo effimera e travagliata.
Il fatto che la democrazia fosse un fenomeno per il quale mancavano esperienze, la fece nascere piena di errori. Quello principale, il più fatale, che mise la neonata democrazia da subito nelle mani della preesistente plutocrazia, fu la costituzione di quelle strutture mafiose che sono i partiti.
I padri della democrazia, gli illuministi liberali del tempo, non avevano considerato la questione fondamentale di come il popolo sarebbe stato informato e motivato all’azione sulle questioni politiche, e di come esso avrebbe formato il consenso che poi investiva gli eletti del loro mandato.
Sfruttando quest’incognita aperta, le forze oscure della storia edificarono il sistema partitico su dei modelli nati molto tempo prima della democrazia. I partiti sono costituiti secondo uno spirito autoritario, contrario all’ideale stesso della democrazia com’era tipico delle ere precedenti il suo avvento. «Il primo modo di asservimento degli uomini da parte del dispotismo immediato e della minaccia della spada non ha mai cessato e non cesserà mai di esistere, fin tanto che non sarà cessato ogni genere di oppressione dell’uomo sull’uomo, perché è su questo primo modo di servitù che si appoggiano tutti gli altri», scrisse Lev Tolstoj.